top of page

l'ARCA INTERNATIONAL

Novembre-Dicembre 2019

La globalizzazione dell’informazione che ha coinvolto l’intero pianeta, grazie alla rivoluzione digitale, permette ormai a tutta

l’umanità di conoscere in tempo reale pen- sieri, idee, immagini e progetti che si realiz- zano e si propongono in ogni luogo.
Questa rapidità e circolarità di informazione, con l’aggiunta degli strumenti “social” che consentono anche di interloquire, giudicare, divulgare e persino falsificare tutte le attivit􏰂 creative, stanno omologando tutti i parame- tri culturali, estetici e filosofici che da sem- pre hanno differen􏰃iato e identificato culture e attitudini delle diverse nazioni.

Una omologazione che azzera, non solo nell’architettura e nel design, quella unicità creativa e di valori che da sempre ci hanno permesso di individuare, in ogni progetto, le origini che ne determinavano l’armonia con le radici culturali del Paese di appartenza. Oggi esaminando un’immagine di una buo- na architettura, di un oggetto o di una opera d’arte, anche di cento anni fa, siamo in grado di sapere in quale contesto territoriale e cul- turale sia stata generata; mentre è molto più difficile capire in quale Paese un’opera attua- le sia stata realizzata e da chi e perché. Nonostante le attuali grandi qualità innovati- ve, formali e funzionali, nei progetti contem- poranei, non si riesce a determinare la loro genesi, infatti i valori di apparenza e di emo- zionalità che generano sono tutti talmente simili e allineati che individuare se un’opera sia stata realizzata in Australia o in Finlandia è proprio difficile􏰄 􏰅orse è vero anche per- ché i progetti delle principali infrastrutture sociali, di lavoro e culturali, in tutti i Paesi del mondo, necessitano di uguali norme e parametri, funzionali ed estetici, dovendo generare e ospitare funzioni e servizi che dipendono tutti dalle medesime discipline di efficien􏰃a e da strumenti e sistemi tecnolo- gici identici.

Se la situazione è questa non si comprende perché, almeno nelle proposte e nelle realiz- zazioni dedicate alle residenza degli uomini, non si tenga conto, nonostante le medesime strumentazioni e tecnologie domestiche, del rispetto per le differenze di costumi, culture, abitudini e modi di vivere che da sempre ap- partengono a ogni Paese. Anche per queste tipologie abitative non si riscontrano propo- ste originali e decisamente rivoluzionarie ri- spetto a quanto si continua a edificare􏰄 Occorre ritornare ai lontani anni Sessanta per ricordare le proposte innovative delle Triennali, dei Visiona di Verner Panton e della Unità arredativa globale di Joe Co- lombo o di Domusricerca a Erodomus 1 che, a prescindere dagli strumenti domestici di comunicazione, indicavano nuove distri- buzioni interne rivoluzionarie, inventando spazi, forme e colori, ancora oggi del tutto originali.

Ecco una situazione insostenibile che do- vrebbe vedere tutti i progettisti impegnati ad attualizzare contestualmente la “casa dell’uomo” con progetti, loro sì, sostenibili.

Cesare Maria Casati

  • Facebook
  • Instagram
  • Youtube
bottom of page