Committente: Azienda agricola Icario A.r.l., Montepulciano;
Crediti Studio Valle – Gianluigi Valle e Tommaso Valle
con G. Mura, S. Rosa, P. Vacatello
CANTINA VINICOLA, MONTEPULCIANO (SIENA), ITALIA
2002-2008
La Cantina Icario è immersa nell’atmosfera suggestiva delle colline della Val d’Orcia. La specificità del contesto naturalistico e di approccio all’attività produttiva ha suggerito l’impiego del materiale lapideo finalizzato ad un’architettura non invasiva che, con l’austera e semplice geometria dei quattro volumi emergenti, reinterpreta le caratteristiche della costruzione rurale toscana. La soluzione tipologico-funzionale accosta spazi tradizionali (uffici, locali per invecchiamento, fermentazione, vinificazione, imbottigliamento, magazzini, sale per degustazioni) e non (ambienti destinati all’esposizione al pubblico, sala convegni e museo di oggetti impiegati per la lavorazione tradizionale delle uve).
La composizione discende da un elemento unitario lapideo, suddiviso poi in quattro volumi diversamente adagiati sul pendio naturale del suolo, i cui inter-spazi divengono nastri luminosi che si sarebbero dovuti concludere in quattro “appendici”, prismi trasparenti inizialmente concepiti come spazi destinati a sculture raffiguranti i quattro elementi primari: acqua, aria, terra, fuoco, emblemi della ricerca di contestualizzazione. Involucri prevalentemente materici, si accostano sapientemente a volumi vetrati, secondo una ritmica di alternanza di pieni e vuoti. Il rapporto tradizione-modernità, implicitamente connesso al connubio pieno-vuoto, nella Cantina Icario non si risolve nell’ estremizzazione dell’una o dell’altra estetica, ma in un attento equilibrio linguistico.
Il progetto, ricerca un connubio, formale e funzionale, con la tradizione in un linguaggio, esternamente, ad essa assonante ed internamente in una spazialità disegnata dalla geometria delle travi in tubi metallici e dall’impiego di superfici vitree. Tuttavia, le trasparenze visuali non si rincorrono in sequenze progressive verso il paesaggio: l’assenza di aperture che lacerino il rivestimento di facciata, eccezion fatta per i percorsi vitrei di collegamento che consentono visuali localizzate, altera l’equilibrio visivo dell’interno. L’ “involuzione” concettuale dell’impiego del paramento murario, limite materico che impedisce alla spazialità interna di “esplodere”, non si traduce in una concezione spaziale claustrofobica: l’interno collassa, implodendo su se stesso. La permeabilità visuale non avviene esclusivamente lungo la direttrice orizzontale: il connettivo centrale sarebbe dovuto apparire separato dal reparto fermentazione e vinificazione da un sistema di vetrate a tutta altezza; insolite trasparenze su solai di copertura e intermedi, consentono l’accesso della luce zenitale e svelano scorci prospettici interni che dalla sala convegni – museo si rincorrono nella sala tonneaux delineando il profilo di un’architettura che, rinunciando a guardare oltre il suo involucro, volge il suo sguardo verso l’interno: un’architettura introspettiva. Un’eterea superficie trasparente che avrebbe dovuto coprire una sala, ubicata in un volume originariamente concepito come punto di accumulazione visivo della composizione, una “torre” memore di storia e tradizione di un’urbanizzazione prevalentemente toscana, non è stata realizzata per questioni legate al regolamento edilizio. Lo spazio espositivo, rivelando luci e fenditure visuali zenitali, sarebbe, quindi, dovuto divenire filtro tra cantina e contesto.
Edificio Scala 1 Story below Ground, 2 Stories above Ground
Superficie Totale 3.390 m²
Struttura Calcestruzzo, Acciaio
Finitura Esterna Pietra locale, Vetro, Acciaio
Client: Azienda agricola Icario A.r.l., Montepulciano;
Credits Studio Valle – Gianluigi Valle e Tommaso Valle
with G. Mura, S. Rosa, P. Vacatello
WINERY, MONTEPULCIANO (SIENA), ITALY
2002-2008
The Icario Winery is immersed in the evocative atmosphere of the Val d’Orcia hills. The specificity of the naturalistic context and of the approach to productive activity has suggested the use of stone material aimed at a non-invasive architecture that, with the austere and simple geometry of the four emerging volumes, reinterprets the characteristics of the Tuscan rural construction. The typological-functional solution combines traditional spaces (offices, rooms for ageing, fermentation, vinification, bottling, warehouses, tasting rooms) and not (environments for public exposure, conference hall and museum of objects used for the traditional processing of grapes).
The composition descends from a unitary stone element, then divided into four differently arranged volumes on the natural slope of the ground, whose inter-spaces become luminous ribbons that should have been concluded in four “appendices”, transparent prisms initially conceived as spaces intended for sculptures depicting the four primary elements: water, air, earth, fire, emblems of the search for contextualization. Mostly material wraps, they are cleverly combined with glass volumes, according to a rhythm of alternating full and empty spaces. The relationship between tradition and modernity, implicitly connected to the full-empty union, in the Icari Winery is not resolved in the extreme of one or the other aesthetic, but in a careful linguistic balance.
The project seeks a combination, formal and functional, with tradition in a language, externally, both assonant and internally in a spatiality designed by the geometry of the beams in metal pipes and by the use of vitreous surfaces. However, the visual transparencies do not chase each other in progressive sequences towards the landscape: the absence of openings that lacerate the façade cladding, except for the glazed connection routes that allow localised visuals, alters the visual balance of the interior. The conceptual “involution” of the use of the masonry wall, a material limit that prevents the internal spatiality of “exploding”, does not translate into a claustrophobic spatial concept: the interior collapses, imploding on itself. The visual permeability does not occur exclusively along the horizontal line: the central connective should have been separated from the fermentation and vinification department by a system of full-height windows; unusual transparencies on roof and intermediate floors, allow access to the zenithal light and reveal internal perspectives that from the congress hall – museum chase each other in the tonneaux hall delineating the profile of an architecture that, renouncing to look beyond its casing, turns his look inward: an introspective architecture. An ethereal transparent surface that was supposed to cover a room, located in a volume initially conceived as a visual accumulation point of the composition, a “tower” reminiscent of history and tradition of predominantly Tuscan urbanisation, was not built for issues related to building regulations. The exhibition space, revealing lights and visual zenith slits, would, therefore, have to become a filter between the cellar and the context.
Bldg. Scale 1 Story below Ground, 2 Stories above Ground
Gross Floor Area 3.390 m²
Structure Concrete, steel
Exterior Finish Local stone, glass, steel