Il complesso di San Michele a Ripa

 

La storia della fabbrica del San Michele è iniziata alla fine del Seicento, su iniziativa di Monsignor Odescalchi, nipote di papa Innocenzo XII, e si è protratta in un arco temporale di 150 anni.

L’opera di riforma del papa, enunciata con Bolla pontificia, affronta, per la prima volta, la problematica dell’assistenza pubblica mediante un piano di rieducazione dei giovani. Gli istituti di carità della città vennero localizzati in un solo ambito, assorbendo così l’immenso patrimonio immobiliare delle innumerevoli istituzioni caritative. Lo stesso documento stabiliva l’accentramento delle attività assistenziali e di detenzione nel grande edificio di Ripa Grande, affidando a Carlo Fontana, architetto impegnato nella ristrutturazione del Porto prospiciente, la costruzione di un carcere minorile annesso all’esistente ospizio.

Al Conservatorio dei Ragazzi si affiancarono il Carcere di Correzione maschile, la Caserma dei Doganieri, il Conservatorio dei Vecchi, la Chiesa della Trasfigurazione di Nostro Signore Gesù Cristo nel cortile dei Vecchi, la Chiesa della Madonna del Buon Viaggio.

Al Fontana, morto nel 1714, succedette nella direzione della Fabbrica del San Michele un suo allievo, Nicola Micheletti, cui si deve la realizzazione del prospetto modulare sul Lungotevere.

Nel 1734, Clemente XII, affida a Ferdinando Fuga, nominato architetto pontificio, il progetto del carcere di correzione femminile. Nel 1796 il complesso venne ultimato da Nicolò Forti con il completamento del Conservatorio delle Zitelle.

Infine, nell’Ottocento, fu aggiunto l’ultimo corpo di fabbrica, il cortile del Porto, che chiude l’intero edificio verso Piazza Santa Cecilia.