
Cesare Valle, nato a Roma il 17 giugno 1902, inizia la sua formazione culturale presso la Facoltà di Ingegneria di Roma, a contatto con docenti quali Milani, Foschini, Giovannoni, Fasolo, Piacentini. Nel 1924 si laurea con una tesi di laurea in architettura e consolida la sua preparazione universitaria partecipando come assistente volontario al corso del Prof. Giovannoni.
In questo primo periodo entra a far parte del comitato di redazione della rivista “Architettura e arti decorative” ed in tale clima si consolida il rapporto con Luigi Piccinato, laureatosi un anno prima in Architettura, con il quale si stabilisce un sodalizio che durerà nel tempo.
Determinante per la sua formazione e per le prime esperienze professionali è la sua partecipazione al Cenacolo di via degli Astalli dove si riuniscono per discutere di cultura e di architettura i maestri del periodo con i giovani Piacentini, Del Debbio, Lugli, Milani, Fasolo, Giglioli, Papini ed altri.
Nel 1925 è già addetto, come consulente esterno permanente, al Servizio Tecnico Architettura ed Urbanistica del Governatorato di Roma, presso il quale resterà fino al 1936, attuando notevoli realizzazioni progettuali nel campo dell’urbanistica, dell’edilizia e della valorizzazione ambientale, con attenzione alle questioni archeologiche, alla modernizzazione del linguaggio architettonico ma anche in sintonia con le celebrazioni del regime. Appartengono a questi anni il progetto di sistemazione dei Fori Imperiali, del Sepolcro degli Scipioni, della via Appia Antica, la creazione di via dell’Impero nonché alcune importanti realizzazioni di edifici scolastici. Il Liceo-ginnasio Giulio Cesare, le scuole elementari a Villa Lancellotti, quelle a Ponte Milvio e sulla via Tuscolana sono i risultati più significativi di questa ricerca .
Come libero professionista realizza la Casa Viola sul Lungotevere Marzio (1931-35) che resta un documento già maturo dell’Architettura Razionale Romana. Promuove la fondazione del Gruppo degli Urbanisti Romani (“GUR”) con il quale collabora assiduamente, partecipando, tra il 1927 ed il 1936 ad un gran numero di concorsi per la elaborazione di piani regolatori di città italiane: Brescia, Padova, Foggia, Cagliari, Arezzo, Pisa, Spezia, Roma, Avellino etc. Tappa fondamentale nel percorso professionale di Cesare Valle è senz’altro la stesura del Piano regolatore di Addis Abeba, il cui studio si avvia nel 1936 e segna l’inizio di un nuovo periodo di fervida attività creativa, svincolata dallo stretto rapporto con il Governatorato di Roma. Realizzato in collaborazione con l’architetto Ignazio Guidi, il progetto si compone di uno studio preliminare, denominato Programma urbanistico per Addis Abeba, e di due proposte di soluzioni distinte, portate a termine nel 1938 e ampiamente attestate nella documentazione d’archivio.
Seguono numerose altre opere progettate per i territori coloniali, molte delle quali nel campo dell’edilizia assistenziale: gli Ospedali di Tunisi e di Addis Abeba, quello di Rafaela; la Casa del bambino a La Marsa; il Convitto femminile, il Preventorio e la Scuola di lavoro a Tirana; oltre a numerosi studi di approfondimento in tema di costruzioni, legislazione e urbanistica coloniale.
Nel quadro della politica edilizia del regime fascista, Cesare Valle viene chiamato a realizzare edifici per le sue varie strutture organizzative, associative ed assistenziali su tutto il territorio nazionale: dalle numerose case della GIL e dell’ONB, di cui è esemplare il progetto di Forlì, ai palazzi dei sindacati, dell’INFPS , alla nuova sede centrale dell’Opera Nazionale Maternità Infanzia a Roma. Di grande rilievo sono inoltre i copiosi interventi eseguiti in Sardegna (Cagliari, Nuoro), fra cui spiccano il piano regolatore e le opere per la nuova città di Carbonia, realizzati in collaborazione con l’amico Ignazio Guidi.
La carriera universitaria di Cesare Valle, sinora limitata ad incarichi di assistentato a Roma e Napoli, prosegue con la Libera Docenza in “Urbanistica” e in “Architettura tecnica”, conseguite rispettivamente nel 1936 e nel 1938, materie che insegnerà dapprima a Napoli e Pisa, poi quasi ininterrottamente1 fino al 1970 presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Roma.
Una nuova svolta nel percorso professionale del Valle si verifica nel 1942 allorché, in occasione dell’istituzione del ruolo degli Urbanisti presso il Ministero LL.PP., egli assume la Direzione del Servizio Urbanistico presso tale dicastero, optando per una rinuncia agli incarichi di progettazione in corso, in favore di una totale dedizione all’opera rinnovamento degli indirizzi dell’intervento pubblico, nonché all’organizzazione della struttura direttiva nazionale, all’indomani dell’approvazione della nuova Legge urbanistica. Dapprima come Ispettore Generale, quindi come Presidente della I e poi della VI Sezione (Urbanistica) e infine quale Presidente Generale del Consiglio Superiore dei LL. PP. egli svolge la sua incessante attività finalizzata all’adozione di una politica urbanistica unitaria, strettamente coordinata con l’attività edilizia, promuovendo i piani territoriali di coordinamento e sollecitando altresì la formazione dei piani regolatori comunali, per i quali viene offerta alle Amministrazioni ogni assistenza.
Nel 1955 organizza, di concerto con il Ministro dei LL.PP. Romita, la visita di studio ai Quartieri Residenziali ed agli Uffici di Piano Regolatore delle città di Stoccolma, Góteborg, Copenaghen ed Amsterdam. Tale esperienza determina una svolta nell’impostazione del coordinamento di tutte le componenti di ordine tecnico, economico, sociale e politico, insite in interventi di questo tipo.
Ne consegue la costituzione del Comitato di coordinamento dell’Edilizia Popolare (C.E.P.) e la realizzazione dei Quartieri Coordinati, affidata ai criteri informatori e di indirizzo della Sezione, che forniranno una utile esperienza per i lavori preparatori della Legge 167, un decisivo strumento per il concreto avvio dei Piani Regolatori comunali.
A conclusione di questo breve profilo, infine, non vanno dimenticate le numerose pubblicazioni curate da Cesare Valle sotto l’egida ministeriale ed i suoi personali contributi dedicati agli studi e agli indirizzi normativi in tema di edilizia ed urbanistica di cui resta un’ampia testimonianza fra il materiale rinvenuto nel suo archivio.
Cesare Valle: architettura, urbanistica, istituzioni
Estratto dall’articolo di Alessandra Muntoni
Talento deciso per l’architettura, vocazione all’insegnamento, predisposizione naturale verso i temi urbanistici, ma soprattutto invincibile coinvolgimento nei programmi, nell’urgenza di risolvere i problemi: la vicenda di Cesare Valle è calamitata tra queste diverse opzioni che impongono però una scelta. Sarà la storia a dettare il momento nel quale sciogliere i nodi della sua attività professionale.
Decollati contemporaneamente, i diversi versanti del suo impegno si risolvono infatti nell’immediato dopoguerra. La decisione di lavorare per il Ministero dei Lavori Pubblici, assumendo nel 1942 il ruolo di Direttore del Servizio Urbanistico, aveva già determinato una pausa nella sua carriera di docente universitario.
Nel 1947, invece, Valle riprende l’attività didattica, ma interrompe per sempre la sua vita di architetto e di urbanista militante, per riversare tutta la sua esperienza esclusivamente nel settore dell’organizzazione, nella direzione, oggi diremmo nel management. Segue e orienta comunque da lì gli ulteriori sviluppi della cultura architettonica italiana.
È probabilmente questa la ragione per la quale Valle lascia dietro di sé un blocco concluso di opere, situate in un circoscritto periodo di tempo, gli anni trenta; blocco concluso non tanto per questioni cronologiche, ma perché egli vi appare quasi da subito maturo, esperto nelle tecniche e padrone di un linguaggio ben caratterizzato; ciò che più conta, egli è inserito in pieno nella ricerca del “moderno” assai vivo in quegli anni. Insomma, un lavoro da protagonista, al quale probabilmente Valle non si è sentito di dar seguito allorché, dopo la caduta del fascismo, l’Italia si apre a nuovi orizzonti democratici che con quella esperienza sanciscono una rottura politica, ideologica e culturale. Chi vi ha lavorato con sincerità non può né proseguire né misconoscere quei risultati. Meglio allora interrompere il filo diretto e proseguire, semmai, con impegni più congeniali ai tempi nuovi.
Il profilo che si tenterà qui di tracciare tiene dunque intrecciati, fin che si può, questi itinerari magari individuando gli snodi nei quali interagiscono tra loro dagli anni della formazione a quelli della piena maturità.
Laureatosi con lode nel 1924 in Architettura civile al R. Istituto Superiore di Ingegneria di Roma, Valle inizia immediatamente la carriera universitaria come assistente di Gustavo Giovannoni, che di quella facoltà era personalità di spicco, ma che allo stesso tempo era stato determinante per la fondazione della R. Scuola di Architettura di Roma, nella quale insegnerà a lungo. Questa scelta porta immediatamente il giovane a impegnarsi su un arco disciplinare assai ampio: dalle materie storiche a quelle architettoniche, urbanistiche e tecniche. Contemporaneamente decolla il suo lavoro professionale, all’interno degli uffici tecnici del Governatorato.
Dal 1926 lavora alla V Ripartizione diretta da Ghino Venturi, collaborando allo studio per la soluzione di molti dei punti nevralgici dei lavori per Roma Capitale, in particolare quelli del sistema intorno al nodo di Piazza Venezia.
Queste esperienze, che coniugano insieme lo studio storico, la conoscenza della città di Roma, la professione appoggiata sulle concrete nozioni di cultura tecnica e soprattutto l’abitudine di Valle a frequentare i luoghi chiave del dibattito architettonico, lo conducono, nel 1926, a una doppia uscita sui due corni estremi dei propri interessi:
la sistemazione del sepolcro degli Scipioni e l’adesione alla fondazione del GUR, Gruppo degli Urbanisti Romani.
Tre edifici romani costruiti in quegli anni sono la dimostrazione di quella maturazione: la Scuola di via Lago di Lesina (1930), il complesso per civile abitazione a via Poma (1931-1936) e in particolare la Casa Viola a Lungotevere Marzio (1931-1935).
Soprattutto il lavoro preparatorio di quest’ultimo è una specie di teorema. Esso risolve la lunga e difficile vicenda di edificare in quella zona così delicata e prestigiosa, con un edificio-manifesto della modernità, dimostrativo dell’efficacia con la quale la nuova architettura può accamparsi in un tessuto storico.
La Casa Viola esprime una ben più radicale adesione al Movimento Moderno, declinandone insieme l’espressività del cemento armato – per il quale Valle si avvale della collaborazione di Pier Luigi Nervi – e una vaga allusione ai valori mediterranei dai quali quel movimento aveva tratto ispirazione. Sorprende il risultato di una semplicità, una decisione altrove introvabile, anche nella Casa Nicoletti di Libera (1931-1932) a via di San Basilio cui potrebbe accostarsi, o ancor meglio al progetto di quest’ultimo per la piazza di Tripoli, che gioca sul tema dell’archetto vuoto e delle scansioni quadrate dei prospetti.
Ormai padrone dei nuovi codici, opportunamente personalizzati, Valle procede con una compatta serie di opere di grande qualità: la nuova Casa stadio per l’Opera Nazionale Balilla di Forlì (1932- 1935), la Casa Balilla di Forlimpopoli (1933), il progetto per uno Stadio per 120.000 persone con Pier Luigi Nervi (1933), il Concorso per l’Auditorium con Ignazio Guidi e Pier Luigi Nervi (1935), il Liceo “Giulio Cesare” di Roma (1935-1937), La Casa Balilla di Predappio (1936-1937), l’Ospedale coloniale italiano “Giuseppe Garibaldi” a Tunisi (1935-1939).
Un vero e proprio scarto lo troviamo nei due lavori fatti in collaborazione con Pier Luigi Nervi, tesi verso l’azzardo costruttivo, ma risolti con un forte senso dell’unitarietà spaziale. Lo Stadio per 120.000, esposto alla Prima Mostra dell’architettura sportiva nel 1933, ha una sezione di straordinaria originalità, con le scalinate sovrapposte che diventano l’una la copertura dell’altra e il sodalizio con Pier Luigi Nervi si ripropone due anni dopo nel progetto per il Concorso per l’Auditorium di Roma nell’area dell’Aventino di fronte al Circo Massimo, cui collabora anche Ignazio Guidi.
Il Liceo “Giulio Cesare” è certamente l’opera romana più nota di Valle, e senza dubbio una delle più convincenti. Progettata in un’area prospiciente Corso Trieste, quartiere del ceto medio di recente formazione, come modello della nuova edilizia scolastica del programma del Governatorato, questa scuola è studiata con un’attenta scomposizione e ricomposizione delle funzioni didattiche e di servizio.
L’organismo ha una tensione che nasce dall’indagine distributiva che si fa spazio architettonico e tessitura materiale giocata su pochi elementi: la lunga fascia basamentale di travertino, la muratura di mattoni, il rivestimento in intonaco a stucco romano con le ripartizioni che segnano il ritmo delle finestre delle aule.
La grande vetrata dell’aula magna e delle palestre, risolte con il vasistas spesso usato da Valle in questo tipo di edifici per questioni igieniche, introducono un deciso segno di modernità.
Si sta, però, schiudendo un altro capitolo al quale Valle darà un contributo assai importante: le “città di nuova fondazione”, che in quegli anni cominciano a essere costruite nelle zone di bonifica.
Il capitolo che riguarda Sabaudia e Guidonia coinvolge molti degli amici del GUR: Luigi Piccinato, Gino Cancellotti, Eugenio Montuori. Alla prima fase, 1933-1934, Valle non partecipa, perchè già impegnato su diversi fronti, ma dal 1936 in poi comprende l’importanza di quella esperienza e sente il richiamo della sua formazione di urbanista.
Valle si inserisce in questa seconda fase delle città di nuova fondazione, saltando il momento d’avanguardia e rispondendo invece all’istanza di caratterizzare il lavoro della plebe rurale, dei minatori, dei coloni delle cosiddette “terre d’Oltremare” nel segno della stretta relazione col territorio, al limite della dissoluzione, e della dimensione autarchica. Addis Abeba e Carbonia saranno le sue due risposte; la prima scioglie l’urbanistica nel paesaggio
imbrigliandola con le grandi arterie stradali, la seconda conferisce un aspetto severo, primordiale,
quasi religioso, alla fatica dell’uomo che lavora la terra e il sottosuolo.
Come si è accennato in apertura, la storia spingerà Valle a una scelta decisiva, definitiva.
La sua architettura ha già descritto una parabola completa, è un capitolo da chiudere proprio perché resti vitale. L’urbanistica è invece la disciplina dell’avvenire.
A essa Valle dedica tutto il tempo che gli resta, nell’insegnamento e nelle Istituzioni. Il suo lavoro nel Consiglio Superiore del Ministero dei Lavori Pubblici è infaticabile come quello profuso nella professione tra le due guerre; ma qui abilità nelle pubbliche relazioni, sensibilità politica democratica, esperienza tecnica, conoscenze e relazioni internazionali, capacità di dirigere, di individuare i nuovi modi di crescita della città sono strumenti indispensabili.